Fin da piccolo ho cercato
il mio stile tra le carte
una penna in mano
Su di un foglio i miei silenzi
in un caldo abbandono
vanno cercando in ampi spazi
quel dolore che non perdono.
Riportarlo poi vorrei
come a dire <Ho già sofferto
non occorre che tu soffra
sta a guardare con rispetto>.
Per come il mondo gira
nel suo ciclo ostile,
che stampa secchi no, in fila,
come un ciclostile
mi sento bloccato
in una lista della spesa:
non rispondo, sono occupato,
rimani in attesa.
Questa competizione dell’ego
satura già di molti rivali
non sazia mai la sua fame
non ci crede tutti uguali.
Vedo un pesce dai bellissimi colori
nuotare in penombra
di un fiume inquinato,
quando ad un tratto spunta fuori
un serpente con il morso avvelenato:
<Con la creatività> sibila,
<Segui il sentiero,
la tua città vivila,
adeguati al pensiero>.
Protetto dalla sua melodia
vanto del collezionista,
sprecata energia,
gioisce facendo parte del misfatto,
paladino di un credo immortale,
complice di fatto.
Omaggio di uno spettacolo fatiscente
che mente già dal foyer in rovina
mentre una maschera reticente
cambia l’ennesima locandina.
Tanti volti, lo stesso contenuto:
come quando il monumento di piazza
ti vede passare per strada
con il tuo vestito.
Qui l’arte è solo uno studio di tendenza,
si usa la sua influenza
con una certa insistenza
per contenuti senza consistenza.
<Lo spettatore beve ciò che gli si dà>.
<Cosa prende da bere?>,
<Quello prendi tu,
uno xsanax, un roipnol>.
Una scatola vuota di plastica .
Io, con queste mie parole
aspetto impaziente
chi capisca cosa dico
miniatura medievale di uno scriba
da solo nella stanza mi rimetto
mi stringo in cordoglio
e cerco pentimento
per non essere riuscito nel mio intento.
Passo i giorni a interagire con nuove idee
che restano soltanto delle splendide bugie.
Si respira solo polvere
sono un ricordo perfino le rovine.
Siamo al coup de théâtre
signore e signori, siamo alla fine.
In un giorno si scompare,
si fa invidia alla farfalla.
Delinquenti d’attenzione
preparate la medaglia.
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